In prossimità di San Valentino saliamo sul Monte Cacume, la cui cima impressionò Dante al punto di citarla nel Canto IV del Purgatorio. E partendo proprio da Dante, reciteremo, per lo più a memoria, versi di brani celebri che celebrano l’Amore nelle sue varie forme: da quello lussurioso di Paolo e Francesca nell’Inferno, a quello del genitore verso i figli.
Il Monte Cacume lo riconosci subito, a distanza, perchè ha la classica forma a cono delle montagne che disegnavamo da bambini.
Il suo nome deriva dal latino, dalla parola “cacumen” che sta ad indicare proprio un vertice, un picco.
E il suo profilo così netto deve aver veramente colpito Dante, che lo vide durante il suo viaggio a Napoli lungo la Via Latina , al punto di citarlo nel Canto IV del Purgatorio
“Vassi in Sanleo e discendesi in Nolli;
montasi su in Bismantova e in Cacume con esso i piè;
ma qui convien che omo voli”.
Nonostante superi a fatica i mille metri, arrivati in cima dona un panorama meraviglioso realmente a 360 gradi, con Patrica e la Valle del Sacco ai suoi piedi e tutto intorno un orizzonte che abbraccia dai Monti Simbruini alle Mainarde, dal Matese, agli Aurunci, alle restanti cime dei Lepini. Nelle giornate limpide lo sguardo può arrivare fino al Monte Circeo e alle isole Pontine.
Sulla sua cima si trovano la Chiesa dell’Immacolata ed una enorme croce in ferro, alta 14 metri e dal peso di oltre 40 quintali, che venne costruita nelle Acciaierie di Terni che Papa Leone XIII volle venisse posta in occasione dell’Anno Giubilare del 1900 e che richiese mesi di duro lavoro e fatica da parte degli abitanti di Patrica che si occuparono di portarla, pezzetto per pezzetto, a spalla o a dorso di mulo, fin sulla sommità del cono per poi assemblarla.
Il percorso che seguiremo si basa sull’itinerario 807 del libro Lazio a piedi (Iter Edizioni) di cui la Guida è co-autore.