Un percorso ad anello nella Riserva che ci vedrà salire sul Monte Cervia scoprendone tutte le differenti facce, quasi come se fossero escursioni diverse tra loro che si abbracciano. Camminando sul versante occidentale, più assolato e pendente, coperto da boschi in prevalenza di carpini neri godremo di incredibili affacci sul Lago del Turano. Arrivati in cima a 1431 m vedremo, se il cielo sarà limpido, molte delle catene laziali: i Lucretili, i Colli Albani, i Simbruini; ma anche il Velino, il Gran Sasso, il Terminillo, i Sabini, il Soratte e, ovviamente, il vicino Monte Navegna che con il Cervia da il nome alla Riserva e che lo sovrasta di poche decine di metri.
Scendendo sul versante orientale entreremo in un magnifico bosco di cerro e soprattutto di faggi, ormai ingialliti e arrossati dall’autunno con la sensazione di stare in un luogo diverso da quello da cui proveniamo. Ma le sorprese non finiscono qui. Si scende ancora un pò e in corrispondenza delle Gole dell’Obito troviamo dei castagni antichissimi dalle forme particolari: due di loro sembrano abbracciarsi e fondersi insieme, un altro ricorda un personaggio dei fumetti e chissà quali altre analogie e somiglianze saremo in grado di trovare.
Un piccolo ruscello sul fondo delle Gole accompagnerà i nostri ultimi passi prima della facile risalita verso Paganico Sabino.
L’itinerario è il percorso 504 descritto nel libro Lazio a Piedi (Iter Edizioni) di cui la Guida è co-autore.