Camminando per strade di campagna che dividono immensi prati per il fieno arriveremo ad un antico Ponte Romano a campata unica del VI secolo che sarà il nostro accesso al Monumento Naturale Gole del Farfa. Passeremo accanto ai resti, purtroppo pericolanti, della Mola Naro Patrizi, un mulino ad acqua tra i più importanti della zona in cui veniva lavorato non solo il grano, ma anche l’uva e le olive a testimonianza di un fiume che ha sempre rivestito grande importanza in questa area.
Raggiungeremo un’area in cui le sue acque scorrono placide tra letti di ciotoli bianchi e gli ombrelli naturali dei farfaracci. Spostandoci di qualche centinaio di metri scopriremo, poi, l’altro volto del Farfa, quello delle gole in cui acquista velocità tra le strette rocce formando cascatelle e pozze d’acqua trasparente.
Tornando indietro sui nostri passi, con una piccola deviazione raggiungeremo la località di San Donato che dal IX secolo ospitò una chiesetta, una delle più antiche in Sabina; utilizzata per il culto almeno fino al XVI secolo, venne poi abbandonata e finalmente restaurata alla fine del secolo scorso.