Possiamo solo immaginare che meraviglia si presentasse agli occhi degli arditi camminatori che raggiungevano la cima del Monte Velino (2487 m) prima del 1875: un immenso lago, che adesso sarebbe il terzo per grandezza in Italia. Dove ora c’è la Piana del Fucino, una volta era un enorme specchio d’acqua che già i Romani tentarono, parzialmente, di svuotare. Anche il suo nome, Velino, pare derivare dalla radice dell’ antico dialetto Marsicano ” vel ” che significa ” distesa d’ acqua “, a ricordare come, caratterizzante di tutti questi luoghi, sia proprio l’abbondanza delle acque che, insieme con il fenomeno del glacialismo, hanno profondamente forgiato questi ambienti.
Percorreremo un itinerario che richiede impegno e regala grandi soddisfazioni. Passeremo su sentieri a strapiombo sulla Valle di Teve che separa il Monte Rozza dalla Riserva Naturale della Duchessa dove non sarà difficile vedere in volo il vero signore di questi luoghi: il grifone. La fascia di faggi cederà dopo poco il passo e ci ritroveremo in un ambiente completamente aperto con paesaggi di rara bellezza sulla Marsica, il gruppo del Gran Sasso, Majella e Simbruini, fino al Terminillo in giornate terse. Dopo la Selletta dei Cavalli e una sosta al Rifugio Capanna di Sevice (2119 m) inizieremo la seconda parte della nostra ascesa passando per il Monte Sevice (2331 m) e poi affrontando lo strappetto finale del cono del Monte Velino (2486 m).
Dalla sua cima, oltre che scorgere a 360 gradi le tante catene montuose, ricorderemo la storia del grande lago e della città romana di Alba Fucens che sedeva ai suoi piedi.
Sconsigliato a chi soffre di vertigini. Possibilità, per chi dovesse sentirsi stanco, di accorciare percorso e dislivello.