Labro, posto in cima a un colle boscoso che da un lato domina il Lago di Piediluco e dall’altro l’immensa falesia del Monte Terminillo ha una storia millenaria. Questo piccolo borgo completamente rivestito di pietra è stato guardia degli antichi confini fra le terre umbre e reatine da quando, a metà del X secolo, l’imperatore germanico Ottone I investì Aldobrandino de’Nobili signore di Labro e concesse a lui la signoria di altri 12 castelli situati tra il ducato spoletino e il contado di Rieti.
L’ipotesi più accreditata per l’origine del nome è la derivazione da lavabrum che in latino vuol significare vasca, bacino proprio in virtù della sua splendida posizione che consente una fantastica vista sul catino del Lago di Piediluco, un tempo assai più esteso, sul cui bordo il paese di Labro sarebbe venuto anticamente a trovarsi.
Dopo aver subito un forte spopolamento nel secondo dopoguerra, a partire dal 1968, grazie all’iniziativa degli eredi della famiglia Nobili-Vitelleschi, è stato oggetto di un impegnativo progetto di recupero integrale del borgo che ha incluso il restauro di tutti gli antichi edifici.
Il nostro percorso ci permetterà di vederlo prima dal basso, dalla riva dello splendido lago che ha per così tanto tempo sorvegliato, per poi addentrarci nelle sue minuscole vie non hanno mai conosciuto asfalto e mezzi a motore.
Al termine, non mancheranno momenti di relax sui prati dello specchio d’acqua di quello che è stato l’antico Lacus Velinus e che ai tempi dei Romani, tramite la realizzazione di un canale, è diventato l’origine dalla Cascata delle Marmore.