Il Parco del Pineto, dentro Roma, ha un cuore forte e malleabile e una veste soffice che lo ricopre. Negli strati più profondi troviamo argilla impermeabile con cui per millenni, sin dal tempo dei Romani, sono stati costruiti resistenti laterizi. Sopra questo nucleo si sono deposte sabbie sedimentarie che milioni di anni fa costituivano il fondale del mare primordiale che ricopriva il Lazio.
Il tempo, l’acqua, il vento hanno scavato delle dolci valli dove una macchia mediterranea rigogliosa ha potuto radicarsi e continua a difendersi dalla selvaggia antropizzazione che la circonda con lentisco, lecci, corbezzoli e soprattutto sughere che, oltre che fornire riparo e alimentazione agli animali ospitati, mantengono salde e drenate le colline.
Nel nostro percorso esploreremo questa natura così ricca e così estesa (è il secondo parco per grandezza a Roma) ma anche le storie delle fornaci che, fino agli anni ’60, davano onesto lavoro a migliaia di operai e alle loro famiglie al punto di costituire un piccolo borgo di fornaciari di cui ancora oggi troviamo traccia nei nomi delle strade: via delle Ceramiche, dei Laterizi, dei Mattoni.
Partendo dalla stazione metro di Valle Aurelia procederemo dapprima verso nord per poi completare un anello che ci farà entrare nella Pineta Sacchetti e ritornare con magnifiche vedute su San Pietro con lo sfondo dei monti Lucretili e Prenestini e il Monte Cavo.
E la Valle dell’Inferno? Sarà interessante scoprire perchè la chiamano anche così..
** L’immagine di copertina è una elaborazione di due scorci dell’escursione ( Agostino Anfossi ©)